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Episode 7: How Arrested Development Changed Everything

Canceling Arrested Development was a huge mistake. Some might say that bringing it back for Season Four was an even huger mistake. Steve and Christian explore what makes certain shows land with an audience, why Arrested Development was before its time, and how we in the Church can avoid making the same huge mistakes as the producers of many TV Shows that were canceled too early (or not early enough) and were brought back for more. Of course, they end with another Top Five. Typical.




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Arrested for Christ

Men and women arrested for sharing the Gospel. That is certainly not a new phenomenon in the history of the Church. But today in America? You won't want to miss this interview with two Orthodox campus preachers, one of whom was arrested for preaching the Gospel on a university campus in Chicago.




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Arrest after death of man at five-star hotel

A man in his 30s is being questioned after a man in his 60s was found dead in a County Laois hotel.




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Man arrested over alleged rape at car showroom

A 34-year-old man was arrested in connection with the incident and has been released pending further inquiries.




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Arrest after string of arson attacks in town

Police say a number of cars, a wheelie bin and fence were deliberately set alight.




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South Africa football head Jordaan arrested on fraud charges

South African FA president Danny Jordaan is alleged to have used the organisation's resources for personal gain between 2014 and 2018.




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Serving police officer arrested on suspicion of supporting Hamas

Counterterrorism police say the officer is suspected of expressing support for the proscribed group online.




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Three arrests after man assaulted in disorder

Police were called after a witness reported a man being assaulted in Rugby.




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Four arrested after protests at defence firm

Palestine Action said its members blocked the entrance to two Elbit Systems UK sites in Bristol.




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Man arrested for killing wife

Husband detained as mother of two found dead in Landhi.




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Man arrested in Karachi for impersonating police officer in TikTok videos

Suspect, identified as Atif alias Vicky Babu, had previously gone viral on social media for his videos.




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Female suicide bomber arrested in Quetta 'supported' BLF

Mahal's husband belonged to militant wing of the terror group




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Team formed to arrest suspect in fake video case

Azma Bukhari's legal team raises concerns about FIA's delay




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Prime suspect in gang murder arrested

Police discover multiple motorcycles, rickshaws tied to killing of Javed Butt




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Teenager arrested in connection with cyberattack on London transport network

Transport for London said it was contacting around 5,000 customers whose bank account data may have been accessed




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Piracy Kingpin Behind ‘Noonoo TV’ and ‘TVWiki’ Arrested in Korea

Korean authorities have shut down the popular video piracy service TVWIKI, which had millions of users. A special unit of the Ministry of Culture, Sports and Tourism arrested the alleged operator, who is also believed to be connected to other streaming platforms. These include OKTOON, which was also pulled offline, and piracy giant NoonooTV, which voluntarily threw in the towel last year.

From: TF, for the latest news on copyright battles, piracy and more.




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Ten arrested PTI leaders attend NA session after speaker issues production orders

All arrested members are currently under police custody on physical remand




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PTI top leaders, SIC chief released after brief arrest for ‘violating' Section 144

Punjab police personnel arresting top PTI leaders and SIC chief outside Rawalpindi's Adiala jail on November 12, 2024. — ReporterAyub, Qaiser, Raza were detained outside Adiala Jail.Police say top politicians arrested for violating Section 144. PTI says politicians were waiting...




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Peruvian police arrested the head of the country's soccer federation Thursday as part of an investigation into allegations that he abused his position to extort local clubs into ceding their television rights.




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Former NFL coach Jack Del Rio will part ways with the University of Wisconsin's football team after he was arrested last week on a drunk driving charge.




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IL CASO PUIGDEMONT: LA "PROVA DEL FUOCO" DEL MANDATO D'ARRESTO EUROPEO

 
DIRITTO PENALE CONTEMPORANEO
 
4 luglio 2018 |
Luigi Foffani
 
 
 
Per leggere la decisione dell'OLG del 5 aprile 2018, clicca qui.
Per leggere la decisione definitiva dell'OLG del 12 luglio 2018, clicca qui.
 
1. La mattina del 25 marzo 2018 Carles Puigdemont, ex-Presidente della Generalitat de Catalunya, viene fermato alla guida di un automobile su un’autostrada dello Schleswig-Holstein, pochi chilometri dopo l’ingresso nel territorio della Repubblica Federale Tedesca. Puigdemont – che risiedeva a Bruxelles dal 28 ottobre 2017, per sfuggire al mandato di cattura del Tribunal Supremo spagnolo – si era recato in Danimarca per una conferenza e stava rientrando in Belgio attraverso la Germania. Contro di lui viene emessa una richiesta di mandato d’arresto europeo (MAE) per i delitti di “ribellione” (“rebelión”: art. 472 CP esp) e peculato (“malversación de caudales públicos”: art. 432 e 252 CP esp).

L’Oberlandsgericht dello Schsleswig-Holstein, con la decisione del 5 aprile 2018 respinge senza esitazione la richiesta di mandato d’arresto europeo per quanto riguarda il delitto di “rebelión”: tale delitto infatti non ricade in alcun modo nel “campo d’applicazione del mandato d’arresto europeo” descritto dall’art. 2 della Decisione quadro del 13 giugno 2002 “relativa al mandato d’arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri” (2002/584/GAI) ed anche la richiesta di estradizione appare a prima vista inammissibile per la mancanza di una “beiderseitige Strafbarkeit” (“doppia incriminazione”).

Diversamente invece non sarebbe inammissibile – secondo l’OLG Schleswig-Holstein – la richiesta di mandato d’arresto europeo in relazione al secondo delitto (peculato, “malversación de caudales públicos”, “Veruntreuung öffentlicher Gelder”), che sarebbe riconducibile alla fattispecie di corruzione richiamata dalla Decisione quadro; ma la richiesta del Tribunal Supremo spagnolo – secondo l’OLG – “non contiene una sufficiente descrizione delle circostanze, sulla base delle quali il reato sarebbe stato commesso, con una necessaria concretizzazione del rimprovero penale, che renda possibile la sua riconducibilità al comportamento addebitato all’imputato. […] Non è chiaro peraltro se lo Stato sia stato realmente gravato di questi costi, nella misura in cui questi siano stati effettivamente pagati con fondi del bilancio regionale e se l’imputato abbia occasionato queste spese”.

La decisione dell’OLG Schleswig-Holstein risulta pienamente corretta e convincente, sulla base della disciplina europea e nazionale del mandato d’arresto europeo e dell’estradizione.
 
2. Quanto al primo e più importante punto (il supposto delitto di “rebelión”) è del tutto evidente l’inesistenza in concreto del requisito della “doppia incriminazione” (“beiderseitige Strafbarkeit”, “double criminality”), necessario per dar corso alla richiesta di estradizione ai sensi del § 3 comma 1 della legge sulla cooperazione giudiziaria internazionale in materia penale (Gesetz über die Internationale Rechtshilfe in Strafsachen, IRG).

Il comportamento tenuto da Puigdemont e dagli altri leader indipendentisti durante tutto il percorso politico-istituzionale che ha portato al referendum dell’1 ottobre 2017 e alla successiva dichiarazione unilaterale di indipendenza del 27 ottobre sarebbe infatti – sulla base di una ipotetica applicazione al caso in esame del diritto tedesco – penalmente irrilevante. Il delitto di “Hochverrat gegen den Bund” (“alto tradimento contro lo Stato federale”) – punito dal § 81 StGB con l’ergastolo o con una pena detentiva non inferiore a 10 anni – richiede infatti che si sia concretamente perseguita la separazione di una parte del territorio nazionale “con violenza o tramite minaccia di violenza” (“mit Gewalt oder durch Drohung mit Gewalt”). L’OLG Schleswig-Holstein richiama correttamente la giurisprudenza del Bundesgerichtshof tedesco, che richiede per l’applicazione in concreto di una così grave fattispecie incriminatrice – ed anche della molto più lieve ipotesi della “violenza contro un organo costituzionale” (“Nötigung eines Verfassungsorgans“: § 105 comma 1 StGB) – che la violenza impiegata o minacciata dai rivoltosi abbia concretamente annullato la libertà di decisione nel caso specifico dell’organo costituzionale destinatario della violenza. Un’ipotesi che – come correttamente rileva l’OLG Schleswig-Holstein – mai si è concretamente verificata durante il processo indipendentista dei mesi scorsi, né nei confronti del Parlamento catalano, né nei confronti delle Cortes spagnole.

Ma a ben vedere anche sulla base del diritto spagnolo – che l’OLG Schleswig-Holstein non prende in considerazione, in quanto una simile analisi non rientrava nelle sue competenze – l’imputazione formulata dal Tribunal Supremo spagnolo risulta del tutto inverosimile. Il delitto di “rebelión[1] (art. 472 e 473 CP) punisce infatti con una pena elevatissima (reclusione da 25 a 30 anni, poiché il Tribunal Supremo contesta a Puigdemont e agli altri imputati l’aggravante di aver “distratto i fondi pubblici dalla loro legittima destinazione”) “los que se alzaren violenta y públicamente para cualquiera de los fines siguientes” (“coloro che si sollevino violentemente e pubblicamente per qualsiasi delle seguenti finalità”), fra le quali finalità viene prevista espressamente “declarar la indepedencia de una parte del territorio nacional” (art. 472 n. 5° CP esp.).

L’unico elemento di questo gravissimo delitto che possa ragionevolmente ritenersi integrato dal processo indipendentista catalano è l’evento, ossia la dichiarazione unilaterale di indipendenza del 27 ottobre 2017, in esecuzione del risultato del referendum dell’1 ottobre (dichiarato preventivamente illegittimo dal Tribunal constitucional). È indiscutibile dunque l’esistenza della finalità tipica del delitto di “rebelión” a carico di Puigdemont e degli altri imputati, ma è altrettanto evidente l’assoluta inesistenza della condotta materiale tipica di tale grave delitto e soprattutto di un qualsivoglia nesso di causalità fra la condotta e l’evento che rappresentava l’obiettivo di tale illecita finalità.
L’art. 472 descrive la condotta tipica come il fatto di “alzarse violenta y públicamente” per conseguire una delle finalità penalmente rilevanti della “rebelión” (quale appunto la separazione della Catalunya dallo Stato spagnolo). In realtà chiunque sia stato in Catalunya nei mesi scorsi ha potuto rilevare il carattere assolutamente pacifico del processo indipendentista: l’unica violenza è stata quella delle ripetute cariche di polizia dell’1 ottobre per tentare di impedire l’esercizio del voto in quello che il Governo spagnolo ed il Tribunal constitucional avevano definito come un referendum illegale e incostituzionale.

Ma quand’anche si fossero verificate delle manifestazioni pubbliche di violenza nelle settimane e nei mesi antecedenti al referendum e alla successiva dichiarazione unilaterale di indipendenza, e quand’anche si potesse dimostrare la riconducibilità degli atti di violenza alle decisioni assunte dall’ex Presidente della Generalitat e dalla cupola dei partiti e movimenti indipendentisti – come tenta di dimostrare il provvedimento del Tribunal Supremo spagnolo – ciò che comunque sarebbe inesistente ed indimostrabile sarebbe il nesso di causalità fra gli atti di violenza (condotta tipica del delitto di “rebelión”) e l’evento rappresentato dalla dichiarazione unilaterale di indipendenza della Catalogna. Quest’ultima infatti è derivata da un voto espresso dalla maggioranza del Parlamento catalano il 27 ottobre 2017 in esecuzione del risultato del referendum dell’1 ottobre e la maggioranza in questione era esattamente quella corrispondente ai seggi conseguiti dai partiti indipendentisti alle ultime elezioni catalane. I partiti indipendentisti (Junts x sì e CUP) avevano espressamente dichiarato già in campagna elettorale l’intendimento di giungere a promuovere un referendum sull’indipendenza, nonostante la ferma e reiterata opposizione del Governo spagnolo e le prese di posizione in senso contrario del Tribunal constitucional. Il voto del Parlamento catalano del 27 ottobre 2017 è null’altro che la naturale e fedele conseguenza delle elezioni catalane del 27 settembre 2015, per nulla influenzato dalle ipotetiche manifestazioni di violenza che il Tribunal Supremo spagnolo imputa all’azione politica dell’allora Presidente della Generalitat e degli altri leader indipendentisti.

In conclusione, dunque, del delitto di “rebelión” previsto dal Codigo penal spagnolo può essere contestata a Puigdemont e agli altri imputati solo ed esclusivamente la finalità – dichiarata pubblicamente, perseguita con coerenza ed infine conseguita, sia pure in termini assolutamente effimeri e più simbolici che reali – di separare la Catalogna dallo Stato spagnolo. Troppo poco, evidentemente, per ritenere integrati gli elementi costitutivi di un gravissimo delitto che il legislatore spagnolo aveva pensato e descritto con riferimento a vicende di tutt’altra natura, come un tentativo di colpo di stato, un’insurrezione armata, un sollevamento di gruppi militari o paramilitari[2], ecc.

È vero che il delitto di “rebelión” è stato costruito dal legislatore spagnolo come una fattispecie a dolo specifico, che non richiede la realizzazione materiale della finalità secessionista; ma è altrettanto evidente che – se non si vuole cadere nella deriva di un “Gesinnungsstrafrecht” di matrice chiaramente autoritaria – la consumazione di un reato di tale gravità non può non presupporre una condotta violenta non solo soggettivamente indirizzata, ma anche oggettivamente idonea, a realizzare la predetta finalità secessionista.

Mutatis mutandis, sarebbe come se i consigli regionali di Lombardia e Veneto, anziché assumere alcuni mesi or solo la legittima iniziativa di un referendum popolare per promuovere una maggiore autonomia delle rispettive Regioni, avessero voluto organizzare un referendum per la secessione dallo Stato italiano: la reazione delle autorità governative statali sarebbe stata verosimilmente quella di promuovere un conflitto di attribuzioni fra i poteri dello Stato davanti alla Corte costituzionale; ma certo a nessun ufficio di procura sarebbe venuto in mente di promuovere un’azione penale per “attentato contro organi costituzionali o contro le assemblee regionali” ex art. 289 c.p. o addirittura un’“insurrezione armata contro i poteri dello Stato” ex art. 284 c.p. Ciò che è avvenuto in Spagna, viceversa, è stata una repentina criminalizzazione del conflitto politico-territoriale catalano attraverso un uso assai discutibile e spregiudicato dello strumento penale.

L’evidente forzatura interpretativa della ricostruzione operata dal Tribunal Supremo spagnolo è verosimilmente alla base di ciò che l’OLG dello Schleswig Holstein non scrive nella propria decisione, ma sembra implicitamente ritenere: il venir meno nella vicenda in esame del principio della fiducia reciproca fra gli ordinamenti che è alla base della Decisione quadro sul mandato d’arresto europeo e di tutto il sistema della cooperazione giudiziaria europea e la convinzione (anch’essa implicita) che in Spagna non vi sarebbero oggi le condizioni per un giusto processo (“fair trial”) nei confronti di Puigdemont per il delitto di “rebelión”. Una convinzione implicita che trova conferma nel fatto che da molti mesi numerosi esponenti del decaduto Governo catalano ed altri leader indipendentisti si trovino in custodia preventiva per la medesima contestazione del delitto di “rebelión”.
 
3. Quanto infine al secondo punto della decisione dell’Oberlandsgericht dello Schleswig Holstein, suscita perplessità l’affermazione – sostenuta nella richiesta di mandato d’arresto europeo avanzata dal Tribunal Supremo spagnolo e ripresa in termini adesivi dalla decisione dell’OLG – secondo la quale il delitto di peculato (“malversación de caudales públicos”, “Veruntreuung öffentlicher Gelder”), contestato dal Giudice istruttore del Tribunal Supremo a Puigdemont e ad altri esponenti del decaduto Governo catalano, sarebbe riconducibile alla fattispecie della corruzione presente nel catalogo dei reati presupposto del mandato d’arresto europeo.

Non vale infatti sostenere che la Convenzione ONU sulla corruzione del 2003 ed altre iniziative internazionali intendono la corruzione in senso ampio ed atecnico, come comprensiva anche di altre figure di reato del settore pubblico, come appunto la “malversación de caudales públicos”. Un conto infatti è una convenzione internazionale che – nel generico intento politico di contrastare fenomeni di corruzione intesa nel senso più ampio del termine (in senso sociologico più che giuridico-penale) – chieda ai legislatori nazionali di incriminare anche altre ipotesi di reato diverse dalla specifica fattispecie della corruzione; cosa completamente diversa invece è una Decisione quadro che – comportando l’adozione di misure restrittive della libertà personale nella forma del mandato d’arresto europeo – va interpretata in senso tecnico e restrittivo in ordine al “campo d’applicazione del mandato d’arresto europeo” di cui all’art. 2 della Decisione quadro.

In ogni caso gli strumenti della cooperazione giudiziaria internazionale avrebbero comunque potuto essere utilmente attivati in forma di richiesta di estradizione, poiché sussiste senz’altro, nell’ipotesi in esame, il requisito della doppia incriminazione: la “malversación de caudales públicos” di cui agli art. 432 e 252 CP esp. – sostanzialmente equivalente alla fattispecie di peculato ex art. 314 c.p. it. – trova infatti corrispondenza nella più generale fattispecie di “Untreue” o “infedeltà patrimoniale” (§ 266 StGB), suscettibile di trovare applicazione anche nel settore pubblico in presenza di condotte di “Veruntreuung öffentlicher Gelder” (“gestione infedele di fondi pubblici”).

La richiesta del Tribunal Supremo spagnolo non trova tuttavia accoglimento – come già segnalato all’inizio di questo commento – per la carente descrizione, da parte dell’autorità richiedente, delle circostanze di fatto sulla base delle quali si sosterrebbe la responsabilità dell’imputato da estradare[3]. Un ulteriore ed evidente sintomo di quella implicita carenza di fiducia – da parte dell’autorità giudiziaria a cui è rivolta la richiesta di estradizione – circa la fondatezza dell’impianto accusatorio costruito dal Giudice istruttore del Tribunal Supremo spagnolo contro i leader del processo indipendentista.
 
4. In conclusione: dopo questa decisione interlocutoria – alla quale ha fatto seguito una rinnovata richiesta delle autorità giudiziarie spagnole, che insistono con fermezza nella pretesa di sottoporre a processo l’ex Presidente della Generalitat Carles Puigdemont – siamo in attesa della decisione definitiva dell’OLG dello Schleswig Holstein. Qualunque sarà la decisione definitiva, essa segnerà comunque una pietra miliare – in un senso o nell’altro – nella storia del mandato d’arresto europeo e della cooperazione giudiziaria europea.
 
5. Nelle more della conclusione di questo breve commento è sopraggiunta finalmente la decisione definitiva dell’OLG Schleswig-Holstein del 12 luglio 2018, che sostanzialmente conferma la decisione precedente, negando l’estradizione per il delitto di “rebelión” ed ammettendola invece per la “malversación de caudales públicos”. Una settimana più tardi – il 19 luglio – il Giudice istruttore del Tribunal Supremo Pablo Llarena ha deciso, con suo autonomo provvedimento, di rifiutare l’estradizione “dimezzata” [4] e di ritirare tutte le richieste di estradizione e di ordine d’arresto europeo nel frattempo indirizzate in Belgio, Scozia e Svizzera contro altri politici indipendentisti di primo piano rifugiatisi all’estero per sfuggire all’arresto in Spagna.

Sembra dunque chiudersi definitivamente – con un passo indietro dell’autorità giudiziaria spagnola (a malincuore e non senza considerazioni polemiche nei confronti della pronuncia della magistratura tedesca) – la partita europea e internazionale per la soluzione penale della questione independentista catalana[5] e la palla ritorna nuovamente nel campo della politica: una politica che – con nuovi attori protagonisti (tanto a Barcellona – con la Presidenza della Generalitat di Quim Torra – quanto a Madrid, dopo la caduta a sorpresa del governo di Mariano Rajoy e l’arrivo alla Moncloa di Pedro Sanchez) – tenta di riprendere – con estrema prudenza da ambo le parti, ma con qualche nuova timida speranza – la difficile via del dialogo e della ricerca di una soluzione politica condivisa alla crisi costituzionale aperta dalla domanda di indipendenza di una parte (sia pur lievemente) maggioritaria della società civile e politica catalana.
 
_____________________________________ 
 
[1] Sul quale v. per tutti in dottrina il recentissimo contributo di M. Cugat Mauri, La violencia como elemento del delito de rebelión, in Liber Amicorum. Estudios Juridicos en Homenaje al Prof. Dr. Dr.h.c. Juan M. Terradillos Basoco, Valencia, Tirant Lo Blanch, 2018, p. 567-582.
[2] Esempio paradigmatico fu il tentativo di colpo di stato militare che ebbe luogo il 23 febbraio 1981, nel quale una parte dell’esercito spagnolo comandato dal tenente colonnello Tejero fece irruzione nel Parlamento durante il voto di fiducia al Primo Ministro Adolfo Suarez, prendendo in ostaggio parlamentari e governo, mentre altri gruppi militari invadevano alcune strade di Valencia con carrarmati e soldati ed intendevano inviare una divisione di carristi a Madrid per occupare la capitale.
[3] Di fronte per di più a dichiarazioni pubbliche della stessa autorità governativa spagnola (l’ex Ministro delle Finanze Montoro) che a suo tempo aveva riconosciuto che per la realizzazione del referendum indipendentista catalano non erano stati impiegati fondi ricavati dal bilancio pubblico. 
[4] Probabilmente si è tenuto in conto in questa decisione il rischio che per il solo delitto di “malversación de caudales públicos” difficilmente sarebbe stato sostenibile un lungo protrarsi della custodia cautelare in carcere di Puigdemont, e che una volta liberato questi avrebbe potuto esercitare senza limiti il proprio mandato di parlamentare catalano e finanche essere nuovamente eletto come Presidente della Generalitat.
[5] V. ad es.: Llarena da por perdida la batalla europea de la rebelión, in La Vanguardia, ed. online, 19 luglio 2018. 




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Andrei Belousov, who held the position of First Deputy Head of the Cabinet of Ministers, will now become Russia's new Defence Minister. The Federation Council will discuss his candidacy on May 13 and 14. Kremlin spokesman Dmitry Peskov said that it was important to integrate the economy of the power bloc into the country's economy so that it meets the dynamics of the current moment. "The one who is more open to innovation wins on the battlefield," Peskov said. "The Ministry of Defence must be absolutely open to innovation, to all advanced ideas the purpose of economic competitiveness. Apparently, this is why the president picked the candidacy of Andrei Removich Belousov," he noted.




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Suspected serial arsonist arrested in Snyder

Snyder law enforcement officials last week arrested Daniel Allen Jr.




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Moscow Patriot Park director and high-ranking defense official arrested for fraud

Vyacheslav Akhmedov, director of Moscow's Patriot Park, was arrested as part of the investigation into fraudulent activities. Deputy head of the Main Directorate for Innovative Development of the Russian Ministry of Defense, Major General Vladimir Shesterov, was detained as well, the Investigative Committee of Russia said on its Telegram channel. The arrested individuals, together with their accomplices, are responsible for the theft of funds allocated for the operation of the Patriot Park. Army-2024 international military and technical forum was supposed to be held in the Patriot Park in August 2024. Now the event has been put into question.




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Court orders arrest of Volkswagen's Russian assets

The Arbitration Court of the Nizhny Novgorod region arrested all assets of German automaker Volkswagen in Russia, Interfax reports. Since March 17, Volkswagen has been banned from conducting any registration actions, such as actions to liquidate, reorganise or change the composition of participants, increase and decrease the authorized capital of the Russian subsidiary of Volkswagen and its legal entities. Volkswagen's assets in Russia ere banned following a court appeal from Russia's GAZ automobile group from March 14. The document was published in the file of arbitration cases.




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Police Seek Arrest Warrants for 6 Anti-Yoon Protesters

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Police have requested arrest warrants for six members of the Korean Confederation of Trade Unions(KCTU) who took part in a large protest in downtown Seoul on Saturday urging President Yoon Suk Yeol to step down. The police said Monday that they detained eleven people on Saturday and asked the Central ...

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Keyshia Cole arrested on suspicion of battery

Keyshia Cole performs during the 4th annual BET Honors at the Warner Theatre on Jan. 15, 2011 in Washington, DC.; Credit: Kris Connor/Getty Images

Police say Grammy-nominated R&B singer Keyshia Cole has been arrested on suspicion of battery after an altercation early Friday morning in Los Angeles.

Los Angeles police officer Nuria Vanegas says Cole was arrested around 5 a.m. after someone initiated a private person's arrest. The 32-year-old was booked on suspicion of battery and released from custody Friday afternoon.

Police did not release any further details about the incident.

An email message sent to Cole's publicist was not immediately returned.

Cole's second album, 2007's "Just Like You," produced the songs "Let It Go," ''I Remember" and "Heaven Sent."




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Three hackers arrested in Spain over DDoS cyberattacks

The suspects were detained for their alleged participation in distributed denial of service (DDoS) cyber attacks against public institutions and strategic sectors, the Civil Guard said.




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Seeking Justice Announces $10,000 Reward for Information Leading to the Arrest of a Suspect in the Murder of Dawn Pasela

Seeking Justice, airing live Wednesdays at 7 PM EST, tells the story of Dawn Pasela, who was found dead under suspicious circumstances as she was set to testify at Tony Viola's second criminal trial about misconduct by prosecutors




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CHP Arrests Former Officer for Suspected Fraud

The California Highway Patrol announced that a former officer was arrested Tuesday on suspicion of workers’ compensation fraud. Jordan Lester, 44, filed a work comp claim in July 2021 and was…




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CHP Captain Arrested for Alleged Comp Fraud

The California Highway Patrol announced that a former captain was arrested on suspicion of workers' compensation insurance fraud and theft. Matthew Stover, 51, was arrested without incident in Folsom Thursday on…




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Report: Clearwater Cop Arrested for Alleged Comp, Pension Fraud

A police officer in Clearwater, Florida, was arrested after investigators allegedly observed him engaging in activities that contradicted the limitations he cited when seeking workers’ compensation benefits and a disability…




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Cardiac arrest survivors, families urge approval of HEARTS Act

WASHINGTON, D.C., March 20, 2024 — The U.S. House of Representatives’ Energy and Commerce Committee today is considering the Cardiomyopathy Health Education, Awareness, Research and Training in Schools (HEARTS) Act, which would help ensure students ...